giovedì 31 marzo 2016

Gramm-Leach-Bliley - la miccia -



Se un risparmiatore vuole depositare i propri risparmi in un conto corrente o in un libretto si rivolge alla banca ma non deve essere esposto ai rischi derivanti da attività speculative.

La divisione tra le attività bancarie di “retail” e “trading” risale all’epoca del New Deal, con la legge Glass – Stagall Act del 1933 adottata come risposta alla grande depressione del ’29 e rimasta in vigore per circa settanta anni. La separazione netta tra banche commerciali e banche d’affari è stata, poi, soppressa nel 1999 con il Gramm – Leach – Bliley Act, durante la presidenza di Clinton. In Italia, un’analoga separazione venne stabilita dalla legge di Donato Menichella del 1936, che poneva, anche, limiti stringenti tra attività bancarie a breve termine e a lungo o medio termine. Menichella proibì, inoltre, alle banche commerciali, sia di detenere quote di partecipazione e di controllo nelle aziende non bancarie, sia qualsiasi attività di trading su titoli e valute. Il decreto legislativo n. 385, del 1993 (Governo Ciampi), ha stravolto l’intero assetto bancario, passando da una regolamentazione rigorosa alla “banca universale”, cui erano lasciati enormi margini di azione. 

Nei talk show televisivi va per la maggiore l'argomento della crisi, ma non so se anche voi avete le mie stesse sensazioni, ciò che è difficile riuscire a trovare in questi talk show sono le risposte a questa crisi. Soprattutto non è ben chiaro il perché si è scatenata questa crisi e come si è propagata, con un quesito: è proprio in questo nuovo modo di fare finanza il problema? Assolutamente si, abbiamo a che fare, da anni, con una totale finanziarizzazione dell'economia, cosa vuol dire che la finanza nel suo insieme, soprattutto la finanza speculativa, è andata via via crescendo e via via con una dominazione dello spettro politico/economico globale. 

I momenti cruciali di questa finanziarizzazione si è avuta nel 1998, quando venne cancellato il cosiddetto glass steagall, una legge imposta e realizzata dal presidente americano Roosevelt, come risposta alla crisi del del 1929. Una legge dove si definiva e si chiariva in modo molto preciso la divisione tra banche di credito commerciali e le banche d’investimento. Cosa diceva questa legge? Diceva che che le banche d'investimento potevano speculare, fare il gioco di qualsiasi tipo o di qualsiasi rischio con i loro soldi, non con i depositi dei cittadini. Una legge con un effetto notevole sotto il punto di vista della tranquillità dei risparmiatori, ma soprattutto una regolamentazione dell'intera finanza per molti decenni. 

Alla fine del millennio scorso si decise, a seguito di un ondata crescente di situazioni speculative e di crisi finanziarie in tutto il mondo, invece di aumentare il controllo e di precisare una una regolamentazione della finanza, si decise di toglierla. Da quel momento la finanza si è mossa senza nessun controllo. Da ricordare che nel 1998 i titoli derivati e una gran parte dei titoli speculativi sganciati dall'economia reale erano più o meno 20 mila miliardi di dollari. Alla vigilia della crisi globale esplode negli USA, nel 2006/2007, la bolla dei derivati ha raggiunto 700 mila miliardi di dollari, 12 volte il PIL della ricchezza mondiale. In sostanza avevamo capito la lezione dalla crisi del 1929, perché la crisi del 1929 è partita proprio dalla sistema finanziario con un crollo delle borse valori contagiando tutta l'economia reale, tutte le imprese americane e a cascata poi le imprese del resto del mondo. Come si diceva avevamo capito la lezione separando il sistema finanziario speculativo da il settore bancario dei depositi e del finanziamento delle imprese. Dopodiché ci abbiamo ripensato eliminando questa legge che era una garanzia lasciando le briglie sciolte alla finanza. Questo significa che se prima il rischio di fallimento delle banche era un rischio esclusivamente privato che facevano speculazione, adesso dato che la situazione è diventata generale il rischio è diventato anche esso generale, di tutti quanti, nel senso che lo Stato adesso deve intervenire per garantire il sistema bancario. Infatti occorre parlare di sistemica, nel preciso momento in cui la globalizzazione finanziaria attraverso questo processo di deregolamentazione assume queste dimensioni stratosferiche sempre più concentrate in pochissime mani, sempre più concentrate in pochissime banche troppo grande per poter fallire, ecco che un momento di crisi, come quello che abbiamo avuto nel 2006 2007 con un intero sistema che stava crollando, ha richiesto un intervento altrettanto grande perché non si poteva più separare una banca che aveva speculato perdendo paga, in quanto il sistema bancario con tutto quello che comporta depositi, risparmi andava in fallimento con gli interventi dei governi per il salvataggio, immettendo quantità enormi di liquidità per sostenere le banche in crisi. Un piccolo esempio; negli Stati Uniti questa operazione è stata fatta dalla Federel Reserve con un bilancio nel 2007 era di circa 800 miliardi di dollari, oggi a seguito di tutti gli interventi di carattere finanziario, di salvataggio di vario tipo ha raggiunto i 5.000 mila miliardi di dollari di bilancio, quindi c'è stato un aumento vertiginoso. Come è stata fatta questa operazione? E’ stata fatta semplicemente immettendo liquidità, vuol dire, da parte dello Stato di creare debito, cioè di indebitarsi di più. Questo tipo di politica è stata seguita dagli Stati Uniti ed inseguita dal resto del mondo, soprattutto dal mondo occidentale, Europa, Giappone, Gran Brtetagna, compresa l’Italia, un tipo di politica che ha prodotto un aumento medio generalizzato del debito pubblico nazionale e globale. La conseguenza è stata in questo modo il rischio di mettere in crisi il settore bancario privato, salvato, al bilancio dello Stato. Quindi lo Stato si è trovato nella condizione di aumentare il proprio debito per salvare le banche, le quali con il loro atteggiamento speculativo avevano comunque messo in seria difficoltà il sistema economico dei Paesi con lo Stato che si trovava fortemente indebitato tanto da non poter reagire in modo forte e sostanziale in quello che veramente contava, ossia l’economia, le imprese e sostanzialmente il bene dei suoi cittadini. In definitiva le risorse statali sono state deviate venendo meno alle ragioni dello Stato, cioè quello di sostenere lo sviluppo infrastrutture, investimenti e credito, invece allo stato è stato richiesto, e quindi anche ai cittadini, salvare il sistema bancario. Non si possono fare tutte e due le cose, soprattutto nella filiera dei crediti. Questo ha portato degli squilibri enormi generando un crollo di produzione, un crollo d’investimenti, un crollo di occupazione.

Nino Galloni: "Glass-Steagall è prioritaria su tutto il resto"


Che fine ha fatto la principale raccomandazione presentata a Bruxelles, il 2 ottobre 2012, dal Rapporto del Gruppo Liikanen, un gruppo di undici esperti guidato da Erkki Liikanen (governatore della Banca di Finlandia e membro del Consiglio della BCE), incaricato dal commissario europeo per il Mercato interno e i Servizi, Michel Barnier, di studiare alcuni possibili interventi sulla revisione del sistema bancario? Che fine ha fatto il disegno di legge presentato dal segretario del PSI, Riccardo Nencini, in Senato, che punta tutto su questa separazione? 

La convinzione che il risparmio dei cittadini sia interesse pubblico apparve però anacronistica, soprattutto a chi trainava le riforme neoliberiste partorite agli albori degli anni 80′ del secolo scorso. Il sistema era diventato ormai obsoleto e l’integrazione europea, progenie dell’ammodernamento economico e statuale iniziato con la Thatcher, ci chiedeva di cambiarlo. Già, ce lo chiedeva l’Europa. Ecco perchè nel 1993 l’entrata in vigore del Testo unico bancario, abrogava la differenziazione fra banche commerciali e banche di investimento. Dieci anni dopo lo scandalo Mps riempirà i rotocalchi. 

Storia della legge Banking Act del 1933, comunemente chiamato Glass-Steagall e convertita nel 1999 nel Financial Services Modernization Act, comunemente chiamato Gramm-Leach-Bliley (dal sito della federalreservehistory.org)

Emergency Banking Act del 1933
9 marzo 1933 
da Stephen Greene, Federal Reserve Bank di St. Louis

"La legislazione d'emergenza bancaria approvata dal Congresso di oggi è un passo più costruttivo verso la soluzione dei problemi finanziari e bancari, che hanno affrontato il paese La rapidità straordinaria con cui tale normativa è stata emanata dal Congresso rincuora e incoraggia il paese.". - Segretario del Tesoro William Woodin, 9 marzo 1933

"Vi posso assicurare che è più sicuro per mantenere il vostro denaro in una banca riaperta che sotto il materasso." - Il presidente Franklin Roosevelt nel suo primo Fireside Chat, 12 marzo 1933

Subito dopo il suo insediamento marzo 1933, il presidente Franklin Roosevelt deciso di ricostruire la fiducia nel sistema bancario della nazione. Al momento, la grande depressione è stata paralizzando l'economia degli Stati Uniti. Molte persone sono state ritirando i loro soldi dalle banche e tenerlo a casa. In risposta, il nuovo presidente ha chiamato una sessione speciale del Congresso il giorno dopo l'inaugurazione e ha dichiarato una quattro giorni di vacanza bancaria che arrestare il sistema bancario, tra cui la Federal Reserve. Questa azione è stata seguita pochi giorni dopo dal passaggio della Emergency Banking Act, che aveva lo scopo di ripristinare la fiducia degli americani nelle banche, quando hanno riaperto.

La normativa, che prevedeva la riapertura delle banche, non appena esaminatori hanno trovato loro di essere finanziariamente sicuri, è stato preparato dal personale del Tesoro durante l'amministrazione di Herbert Hoover ed è stato introdotto il 9 marzo 1933. E 'passato più tardi quella sera in mezzo a una scena caotica su pavimento del Congresso. In realtà, molti al Congresso non aveva nemmeno l'opportunità di leggere la normativa prima di un voto è stato chiamato per.

Nel suo primo Chat Fireside il 12 marzo 1933, Roosevelt ha spiegato la legge di emergenza Banking la legislazione che è stato "prontamente e patriotticamente approvata dal Congresso ... [che] ha dato l'autorità di sviluppare un programma di riabilitazione dei nostri servizi bancari. .. . la nuova legge permette ai dodici banche della Federal Reserve di emettere moneta aggiuntiva sulle buone attività e quindi le banche che riaprono sarà in grado di soddisfare ogni chiamata legittima. la nuova moneta è stato inviato dal Bureau of Engraving and Printing in ogni parte del Paese."

La legge, che ha anche ampliato i poteri del presidente nel corso di una crisi bancaria, è stato diviso in cinque sezioni:

  1. Titolo I ampliato l'autorità presidenziale nel corso di una crisi bancaria, tra cui l'approvazione retroattiva della vacanza bancaria e la regolamentazione di tutte le funzioni bancarie, tra cui "tutte le transazioni in valuta estera, trasferimenti di credito tra o pagamenti da istituti bancari, come definito dal Presidente, e l'esportazione, accaparramento, di fusione, o stanziamento di oro o moneta d'argento ".
  2. Titolo II ha dato il Comptroller of the Currency il potere di limitare le operazioni di una banca con attività deteriorate e di nominare un conservatore, che "prende possesso dei libri, registri, e le attività di ogni descrizione di tale banca, e prendere tale azione come può essere necessari per preservare le attività di tale banca in attesa di ulteriori disposizione della propria attività. "
  3. Titolo III ha permesso al Segretario del Tesoro per determinare se una banca aveva bisogno di ulteriori fondi per il funzionamento e "con l'approvazione del Presidente richiedere la Reconstruction Finance Corporation di sottoscrivere azioni privilegiate in tale associazione, Stato banca o società fiduciaria, o per fare prestiti garantiti da tale azione come collaterale ".
  4. Il titolo IV ha dato la Federal Reserve la possibilità di emettere moneta-Federal Emergency Reserve Bank Notes-sostenuta da qualsiasi attività di una banca commerciale.
  5. Titolo V fece l'atto efficace.

In questo Chat Fireside, Roosevelt ha annunciato che il giorno successivo, 13 marzo, le banche in dodici città della Federal Reserve Bank avrebbe riaperto. Poi, il 14 marzo, le banche in città con stanze di compensazione riconosciute (circa 250 città) avrebbe riaperto. Il 15 marzo, le banche in tutto il paese che gli esaminatori del governo hanno assicurato erano suono sarebbe riaprire e riprendere l'attività. 

Roosevelt ha aggiunto un ulteriore iniezione di fiducia: "Ricorda che nessuna banca suono è un dollaro peggio di quanto non fosse quando ha chiuso i battenti la scorsa settimana. Nessuno dei due è una banca che può risultare di non essere in una posizione per l'apertura immediata. " Che cosa accadrebbe se i clienti della banca di nuovo fatto una corsa sui loro depositi una volta che le banche riaperto? I politici sapevano che era fondamentale per la Federal Reserve per eseguire le banche riaperte se corre dovessero verificarsi. Per garantire una collaborazione della Fed di dare liberamente alle banche a corto di liquidi, Roosevelt ha promesso di proteggere Reserve Banks contro le perdite. In un telegramma datato 11 marzo 1933, dal Segretario del Tesoro William Woodin alla Fed di New York il governatore George Harrison , Roosevelt ha detto:

"E 'inevitabile che alcune perdite possono essere effettuate dalle banche della Federal Reserve dei crediti verso le banche aderenti. Il paese apprezza, comunque, che i 12 banche della Federal Reserve regionali stanno funzionando tutto secondo la legge federale e la recente legge sulla Banca d'emergenza allarga notevolmente il loro potere di adattare le loro strutture di un'emergenza nazionale. Pertanto, non vi è sicuramente l'obbligo per il governo federale a rimborsare il 12 regionale Federal Reserve Banks per le perdite che si possono effettuare prestiti fatti in queste poteri di emergenza. Non esito a assicurare che chiederò al Congresso di risarcire qualsiasi delle 12 banche della Federal Reserve di tali perdite. "



Era l'Emergency Banking Act un successo? Per la maggior parte, era. Quando le banche hanno riaperto il 13 marzo, era comune vedere lunghe file di clienti ricorrenti loro denaro messo da parte per loro conti bancari. Valuta detenuto dal pubblico è aumentato di $ 1.78 miliardi di dollari in quattro settimane fino a marzo 8. Entro la fine di marzo, però, il pubblico aveva ridepositato circa i due terzi di questo denaro. 

Wall Street ha registrato la sua approvazione, pure. Il 15 marzo, primo giorno di compravendita di azioni dopo la chiusura prolungata di Wall Street, la Borsa di New York ha registrato il maggiore aumento di prezzo percentuale di un giorno mai, con il Dow Jones Industrial Average guadagnando 8,26 punti per chiudere a 62.10; un guadagno di 15,34 per cento.

Altre disposizioni legislative anche contribuito a rendere il panorama finanziario più solido, come ad esempio la legge bancaria del 1932 e la Reconstruction Finance Corporation Act del 1932 . La legge di emergenza Banking del 1933 si è considerato da molti come un aiuto per impostare la nazione giusta sistema bancario durante la Grande Depressione.

La legge di emergenza Banking ha avuto anche un impatto storico sulla Federal Reserve. Titolo I notevolmente aumentato il potere del presidente di condurre indipendente politica monetaria della Federal Reserve System. Combinato, titoli I e IV hanno preso gli Stati Uniti e la Federal Reserve Notes fuori il gold standard, che ha creato un nuovo quadro per la politica monetaria. 1 

Titolo III ha autorizzato la Reconstruction Finance Corporation (RFC) per fornire capitale alle istituzioni finanziarie.Le iniezioni di capitale da parte della RFC sono stati simili a quelli nell'ambito del programma TARP nel 2008, ma non erano un modello delle azioni intraprese dalla Fed nel 2008-09. In nessuno dei due episodi ha fatto la Fed iniettare capitale nelle banche; è fatta solo prestiti.


Banking Act del 1933, comunemente chiamato Glass-Steagall
16 Giugno 1933
da Julia Maues, Federal Reserve Bank di St. Louis


La legislazione d'emergenza che è stato passato a pochi giorni di presidente Franklin Roosevelt suo insediamento marzo 1933 è stato solo l'inizio del processo per ripristinare la fiducia nel sistema bancario. Congresso ha visto la necessità di una riforma sostanziale del sistema bancario, che alla fine è venuto nel Banking Act del 1933, e la legge Glass-Steagall. Il disegno di legge è stato progettato "per fornire per un uso più sicuro e più efficace delle attività delle banche, per regolare il controllo interbancario, per impedire lo sviamento indebita di fondi in operazioni speculative, e per altri scopi." Il provvedimento è stato sponsorizzato da Sen. Carter Glass (D-VA) e Rep. Henry Steagall (D-AL). Vetro, ex segretario del Tesoro, è stata la forza principale dietro l'atto. Steagall, allora presidente del Banking and Currency Committee, ha accettato di sostenere l'atto con vetro dopo un emendamento è stato aggiunto per consentire l'assicurazione dei depositi bancari. 1 Il 16 giugno 1933, il Presidente Roosevelt ha firmato il disegno di legge in legge.Vetro originariamente introdotto la sua proposta di legge riforma bancaria nel gennaio 1932. Ha ricevuto ampie critiche e commenti da banchieri, economisti, e la Federal Reserve Board.E 'passata al Senato nel mese di febbraio 1932, ma la Casa aggiornata prima di arrivare a una decisione. E 'stata una delle iniziative legislative più ampiamente discusso e dibattuto nel 1932.

Alcuni retroscena: Sulla scia del 1929 crollo del mercato azionario e la conseguente grande depressione, il Congresso era preoccupato del fatto che le operazioni bancarie commerciali e il sistema di pagamenti sono stati perdite subite dai mercati azionari volatili. Una motivazione importante per l'atto è stato il desiderio di limitare l'uso del credito bancario per la speculazione e di dirigere il credito bancario in quello di vetro e altri pensavano di essere usi più produttivi, come l'industria, il commercio e l'agricoltura.

In risposta a queste preoccupazioni, le principali disposizioni della legge bancaria del 1933 separati in modo efficace banche commerciali da banche di investimento. Il senatore di vetro è stata la forza trainante di questa disposizione. In sostanza, le banche commerciali, che hanno preso in depositi e hanno fatto prestiti, sono stati non sono più autorizzati a sottoscrivere o negoziare titoli, mentre le banche d'investimento, che hanno sottoscritto e trattate in titoli, non erano più autorizzati ad avere stretti legami con le banche commerciali, come ad esempio la sovrapposizione amministratore o proprietà comune. A seguito del passaggio della legge, le istituzioni hanno dato un anno per decidere se avrebbero specializzarsi in banche commerciali o di investimento. Solo il 10 per cento del reddito totale delle banche commerciali potrebbero derivare da titoli; tuttavia, un'eccezione ha permesso alle banche commerciali di sottoscrivere titoli di stato rilasciato. La separazione delle banche commerciali e di investimento non è stato controverso nel 1933. C'è stato un ampio convinzione che la separazione porterebbe ad un sistema finanziario sano. E 'diventato più controverso nel corso degli anni e nel 1999 la legge Gramm-Leach-Bliley abrogato le disposizioni della legge bancaria del 1933, che limitato di carattere tra banche e società di intermediazione mobiliare.

L'atto ha anche dato più stretta regolamentazione delle banche nazionali al sistema della Federal Reserve, che richiede holding e altre filiali di banche aderenti statali per fare tre relazioni annuali alla loro Federal Reserve Bank e la Federal Reserve Board. Inoltre, holding bancarie che possedevano la maggioranza delle azioni di qualsiasi banca membro della Federal Reserve ha dovuto registrare con la Fed e ottenere il suo permesso di votare le loro azioni nella selezione di amministrazione di tali società membro-banca.

Un altro importante disposizione dell'atto ha creato la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), che assicura i depositi bancari con un pool di denaro raccolto dalle banche.Questa disposizione è stato il più controverso al momento e ha richiamato le minacce di veto da parte del Presidente Roosevelt.E 'stato incluso su insistenza di Steagall, che aveva gli interessi delle piccole casse rurali in mente. Le piccole banche rurali e dei loro rappresentanti sono stati i principali fautori di assicurazione dei depositi. L'opposizione veniva da grandi banche che hanno creduto che finirebbe per sovvenzionare piccole banche. Ultimi tentativi da parte degli Stati di instaurare assicurazione dei depositi non avevano avuto successo a causa di azzardo morale e anche perché le banche locali non sono stati diversificati. Dopo il giorno festivo, il pubblico ha mostrato grande sostegno per l'assicurazione, in parte, nella speranza di recuperare alcune delle perdite e in parte perché molti accusati di Wall Street e grandi banchieri per la depressione. Anche se di vetro ha avuto assicurazione dei depositi opposto per anni, ha cambiato idea e ha esortato Roosevelt ad accettarlo. Un fondo temporaneo è entrata in vigore nel gennaio 1934, assicurazione dei depositi fino a $ 2.500. Il fondo è diventato permanente nel mese di luglio 1934 ed il limite è stato portato a $ 5.000. Questo limite è stato sollevato più volte nel corso degli anni fino a raggiungere l'attuale $ 250.000. Tutte le banche membri della Federal Reserve su o prima del 1 luglio 1934, erano tenuti a diventare azionisti della FDIC da tale data. Nessuna banca statale era ammissibile per l'adesione al sistema della Federal Reserve fino a diventare azionista della FDIC, e quindi è diventato un'istituzione assicurato, con l'adesione richieste dalle banche nazionali e l'adesione volontaria delle banche statali.L'assicurazione sui depositi è ancora visto come un grande successo, anche se il problema di azzardo morale e selezione avversa si avvicinò di nuovo durante fallimenti bancari degli anni 1980. In risposta, il Congresso ha approvato una legge che rafforza i requisiti patrimoniali e le banche richiesti con meno capitale per chiudere.

L'atto ha avuto un grande impatto sulla Federal Reserve.Disposizioni notevoli incluso la creazione del Federal Open Market Committee (FOMC) ai sensi della Sezione 8. Tuttavia, del 1933 FOMC non ha incluso il diritto di voto per la Federal Reserve Board, che è stato rivisto dalla legge bancaria del 1935 e modificato di nuovo nel 1942 a stretto contatto simile al moderno FOMC.

Prima del passaggio della Legge, non vi erano restrizioni al diritto di un funzionario di banca di una banca membro di prendere in prestito da quella banca. prestiti eccessivi per funzionari di banca e dirigenti sono diventati una preoccupazione alle autorità di regolamentazione delle banche.In risposta, l'atto proibito Federal Reserve prestiti bancari membro ai loro dirigenti e ha richiesto il rimborso dei finanziamenti in essere.

Inoltre, l'atto ha introdotto quello che in seguito divenne noto come regolamento Q, che ha ordinato che l'interesse non poteva essere pagato su conti correnti e ha dato l'autorità della Federal Reserve stabilire i massimali sugli interessi che potrebbe essere pagato su altri tipi di depositi. La vista era che il pagamento di interessi sui depositi ha portato al concorso "eccessivo" tra le banche, causando loro di impegnarsi in politiche di investimento e di credito indebitamente a rischio in modo da poter guadagnare un reddito sufficiente per pagare gli interessi. Il divieto di conti a vista fruttiferi è stato effettivamente abrogato dal Wall Street riforma e la tutela dei consumatori Dodd-Frank Act del 2010. A partire dal 21 Luglio 2011, gli istituti finanziari divennero consentito, ma non richiesto, di offrire conti a vista fruttiferi. 


Financial Services Modernization Act del 1999, comunemente chiamato Gramm-Leach-Bliley
12 novembre 1999
da Joe Mahon, Federal Reserve Bank di Minneapolis

Verso la fine degli anni 1990, il consolidamento nel settore bancario era stata una tendenza in atto da vent'anni. Il numero di banche commerciali negli Stati Uniti era caduto da più di 14.000 nel 1984 a meno di 9.000 nel 1999, mentre la dimensione media di queste banche era cresciuto. Questo è stato parte di una tendenza più ampia di consolidamento nel settore dei servizi finanziari.
Inoltre, i servizi finanziari che erano stati separati per la seconda metà del XX secolo bancaria commerciale, banche di investimento e di assicurazione erano diventati più integrato. A partire dalla fine del 1980, alcune organizzazioni bancarie commerciali avevano cominciato a muoversi in titoli di sottoscrizione (azioni e obbligazioni societarie) e alcuni avevano anche iniziato a vendere l'assicurazione. Nel 1999, l'integrazione finanziaria era ben avviata, e il Congresso ha deciso di agire. Nel mese di novembre, è passata e il presidente Clinton ha firmato la Financial Services Modernization Act (comunemente chiamato Gramm-Leach-Bliley, in riconoscimento dei suoi sponsor principali del Congresso), riscrivendo il libro delle regole regolamento finanziario e dando i nuovi poteri di controllo della Fed.

Contesto
La legge bancaria del 1933 (Glass-Steagall) aveva istituito un muro di separazione tra alcuni settori dell'industria dei servizi finanziari. Queste restrizioni sono stati una risposta alla percezione che commerciale e investment banking era diventato troppo intrecciate che portano al 1929 magazzino crollo del mercato cioè le banche avevano preso un rischio eccessivo con un risparmio dei depositanti nei mercati finanziari o sono stati la promozione dei titoli che hanno sottoscritto ai loro clienti , portando a conflitti di interesse.

Tuttavia, Glass-Steagall conteneva un linguaggio che ha reso possibile un po 'di integrazione finanziaria. Degna di nota è stata la sezione 20 della legge, che separava banche commerciali e di investimento. La legge proibiva appartenenza banca con le imprese che sono stati "impegnati principalmente" nella sottoscrizione e titoli non immobilizzati. Ciò ha reso possibile per le holding bancarie di creare filiali o acquisire aziende coinvolte in qualche sottoscrizione o trattare, a patto che la maggior parte delle loro attività erano altresì ammesso. Il primo di questi Sezione 20 filiali è stato approvato da parte della Fed nel 1987, e nel 2000 ci sono stati cinquantuno a livello nazionale.

Le vie principali per le banche di vendere assicurazioni erano sotto le leggi statali per le banche-noleggiato statali, ma le banche nazionali sono stati autorizzati a fornire l'assicurazione relativa al credito e gestire agenzie di assicurazione in piccole città dove avevano uffici bancari. Queste leggi limitano le attività assicurative della banca, ma nel 1998 Citicorp, una grande holding bancaria, ha annunciato l'intenzione di fondersi con Travelers Insurance, formando Citigroup. Questa fusione non era ancora ammessa dalla normativa vigente; è stata fatta in previsione di un cambiamento della legge allora in discussione al Congresso.

Nuove regole
La legge Gramm-Leach-Bliley affrontato questi cambiamenti nel settore finanziario. E 'stato destinato a promuovere i benefici dell'integrazione finanziaria per i consumatori e gli investitori salvaguardando la solidità dei sistemi bancari e finanziari.

La modifica principale della legge inaugurò fu la creazione di un nuovo tipo di istituzione finanziaria: la società di partecipazione finanziaria (FHC). Un FHC era essenzialmente un'estensione del concetto di una holding bancaria, un'organizzazione ombrello che potrebbe proprie filiali coinvolte in diverse attività finanziarie. Questo era qualcosa di un compromesso, come la sicurezza e l'assicurazione di sottoscrizione e di vendita da parte delle istituzioni di deposito sarebbe ancora limitato, ma le banche potrebbe essere parte di una società più grande che è stato coinvolto in tali attività.

Pur consentendo questo tipo di affiliazione abrogato porzioni del Glass-Steagall e finanziaria della banca Atti della Società, ha creato nuove regole per FHC. La legge messo restrizioni di cross-marketing per prevenire una banca e una filiale non bancario di un FHC di commercializzare i prodotti o servizi dell'altra entità. Queste restrizioni erano destinate ad impedire alle banche di promuovere titoli sottoscritti da altre controllate ai propri clienti. Inoltre, le restrizioni sono rimaste sulle transazioni finanziarie tra le banche e le società controllate non bancari.

La legge anche posto limitazioni di formato su società finanziarie delle banche. Al momento la legge è entrata in vigore, il totale delle attività delle società finanziarie controllate di una banca nazionale sono stati limitati al minore di $ 50 miliardi di dollari o 45 per cento del patrimonio complessivo. Al fine di dare queste regole denti, è stato necessario nominare un regolatore che avrebbe il potere di farle rispettare. Tale responsabilità è caduto principalmente dalla Federal Reserve.

La Fed Nuovi poteri
per formare una FHC, una società deve presentare una dichiarazione scritta con il Federal Reserve Board che sceglie di essere una FHC, e devono inoltre attestare che soddisfi i requisiti. I requisiti di certificazione avevano lo scopo di tenere FHC ad un livello superiore. Le istituzioni di deposito controllata devono essere ben capitalizzate e ben gestita in conformità alle norme bancarie vigenti, e devono avere almeno soddisfacente rating sotto il Community Reinvestment Act. Se una qualsiasi delle filiali cessano di essere ben gestito o capitalizzati, il FHC si troverebbe ad affrontare l'azione di vigilanza correttive e vietato di intraprendere nuove attività finanziarie fino a quando i problemi sono stati affrontati. Hanno FHC 180 giorni per correggere i loro difetti, o potrebbero essere costretti dalla Fed di cedere i loro sussidi di deposito o interrompere impegnarsi in altre attività finanziarie. Quando si inizia un'attività finanziario autorizzato, una FHC deve notificare la Federal Reserve Board entro trenta giorni dopo aver iniziato l'attività.

La supervisione della Fed di FHC si basa sul concetto di regolazione funzionale. La Fed supervisiona l'organizzazione consolidata, mentre in primo luogo basandosi sulle relazioni e la supervisione dello stato appropriato e le autorità federali per le società controllate FHC. Ad esempio, la Securities and Exchange Commission regolerebbe i broker registrati valori, gli intermediari e consulenti di investimento; commissari assicurazione dello stato sarebbero supervisionare le compagnie di assicurazione autorizzate; e le agenzie statali e federali bancarie appropriate sarebbero supervisionare le banche e CASSE. La legge così mantenuta in essere i regolatori esistenti per società finanziarie di FHC, ma ha dato la Fed il ruolo di "supervisore ombrello."

Questo ruolo è stato visto come necessario perché queste istituzioni finanziarie grandi e complesse avevano il rischio diffondere attraverso le loro controllate, ma gestita come un'entità consolidata; qualcuno doveva sovrintendere il funzionamento di tutte le parti in movimento. Inoltre, l'obiettivo della legge era quello di proteggere le banche ei loro clienti da rischi assunti in società finanziarie, garantendo nel contempo che le protezioni per le banche (ad esempio, assicurazione sui depositi) non sono stati estesi agli affiliati non bancari, creando così incentivi perversi per la gestione del rischio.

Le conseguenze
La crisi finanziaria del 2007-08 ha indotto molti a mettere in discussione l'efficacia della legge effettuato i suoi obiettivi.Probabilmente è troppo presto per rispondere in via definitiva, ma qualche domanda può essere posta:
  • E 'stato accusato che Gramm-Leach-Bliley incoraggiato una maggiore consolidamento dei servizi finanziari, ma, come osservato in precedenza, questa tendenza ha iniziato ben prima che la legge è stata approvata. Quanto della successiva concentrazione è stato a causa della legge contro le forze sottostanti ai quali la legge risposto?
  • Che cosa dovremmo fare del fatto che la maggior parte delle principali banche d'investimento di Wall Street non si è avvalsa della possibilità di riorganizzare come FHC prima della crisi finanziaria? Hanno deciso che i benefici di impegnarsi in banca commerciale non valevano i requisiti di supervisione e di capitale più severi avrebbero affrontato sotto il loro nuovo status?
  • Fino a che punto ha Gramm-Leach-Bliley realmente alleviare la crisi, per esempio, consentendo alle banche di investimento in difficoltà come Bear Stearns e Merrill Lynch per essere acquisita da FHC, piuttosto che andare in bancarotta, o consentendo altri come Goldman Sachs e Morgan Stanley per riorganizzare come FHC e migliorare la loro reputazione di mercato?
  • Ha permettendo l'integrazione di banche tradizionali con altri servizi finanziari implicitamente estendere la rete di sicurezza bancaria per loro, nonostante l'intenzione di non? Ha una maggiore concentrazione intensificare il troppo grandi per fallire problema?

C'è un dibattito attivi negli queste e altre domande, e alcuni hanno chiesto modifiche sostanziali Gramm-Leach-Bliley. Ma rimane per gli storici futuri di rispondere a queste domande in modo definitivo.

domenica 24 gennaio 2016

Lavoro intermittente

Un pezzo di carta su due è da buttare. O, meglio, è da lasciare nel cassetto per almeno tre anni. È questo il triste destino dei laureati italiani che, nel 47% dei casi, non trovano un impiego se non dopo 36 mesi dal conseguimento del titolo di studio.
Un dato decisamente allarmante che fa precipitare ancora una volta l’Italia in fondo alla classifica Ue. A rivelarlo sono le statistiche Eurostat che riportano invece una media dell'Unione europea su 28 Paesi, nel 2014, pari all'80,5%. L’Italia resta sotto di quasi 30 punti percentuali per quanto riguarda l’educazione terziaria, considerando gli studi che vanno dalla laurea breve al dottorato. Peggio solo la Grecia mentre in prima posizione c’è la Germania con il 93,1% dei laureati.
Ancora più seria è la situazione dei diplomati tra cui, a 3 anni dal conseguimento del titolo di studio, trova un impiego solo il 30,5% contro una media europea del 59,8%.
La differenza si impenna rispetto ai dati della Germania che, tra i diplomati, vanta un tasso di occupazione entro i 3 anni dal diploma pari al 67%. Per i professionali la percentuale si alza al 40,2%.
La riforma della Buona Scuola, del ministro Stefania Giannini, risponde alla crisi dell’occupazione con l’alternanza scuola-lavoro negli istituti tecnici e professionali e nei licei creando un collegamento tra le scuole e il mondo delle imprese. Ma, al di là del tipo di studi svolti, nel 2014 la percentuale di giovani tra i 20 e i 34 anni con un impiego era del 45% contro una media europea del 76.
Il calo dell’Italia, scesa di 20 punti passando dal 2008 al 2014 dal 65 al 45%, è dipeso dalla crisi economica e dalla stretta sui pensionamenti. Nello stesso periodo la media Ue è scesa però di soli 6 punti, dall’82% al 76%. Crisi a parte, in Germania la media dei giovani occupati è del 90%, il doppio rispetto all’Italia, in Inghilterra è dell’83,2% e in Francia è del 75,2%. 
Fonte il Mattino del 6 gennaio 2016



Un indagine su scala nazionale sugli sbocchi professionali dei laureati delle università italiane sugli anni accademici analizzati 2007/2010, sia per quanto riguarda le lauree triennali, sia per quanto riguarda le lauree specialistiche, i dati emersi sull'intero popolo dei laureati (i dati che diffonde l’ISTAT sono basati su un campione soltanto di 300.000 famiglie, che su 24 milioni di lavoratori è abbastanza poco) che trovano un occupazione a tempo indeterminato sono meno del 10%, 16,7% sono quelli che lavorano in tirocini gratuiti, tutto il resto il 73,3%, è occupato con vari contratti: contratto a tempo determinato, contratto di inserimento, contratto di apprendistato oppure i contratti a progetto, che sono quelli in assoluto i più diffusi. 

Quindi da questo punto di vista si ha un idea di qual’è oggi il mercato del lavoro italiano per le persone che studiano. Un altro elemento importante è quello di vedere quanto guadagnano questi giovani che entrano nel mercato del lavoro, con redditi che oscillano tra gli 800 e i 1.000 € netti mensili. Il percorso lavorativo dei laureandi italiani è abbastanza pieno di imprevisti, si incomincia con un stage gratuito che può durare da 3 a 6 mesi e qualche volta anche di più. Se gli va bene e l’imprenditore è contento porta a casa un assunzione di 500 € netti al mese per sei mesi, poi se supera questo ostacolo un contratto annuale e rinnovabile che all'inizio viene pagato con una retribuzione di 800 € al mese. 

La sensazione che da questo precariato, cioè la determinazione di avere un tipo di rapporto di lavoro sono sostanzialmente incerti, possono finire, possono andare avanti; ossia se un azienda utilizza molto i tirocini gratuiti, con la casuale che questo è un periodo di formazione, il giovane impara tante cose e alla fine verrà assunto. Nell'indagine invece si è notato, molto spesso, che in realtà alla fine del tirocinio gratuito l’azienda ne prende un altro. Il giovane che pensa di poter entrare dentro un meccanismo di assunzione, molto spesso viene deluso.

C’è da dire, oltretutto, che per aumentare il degrado di questo mercato del lavoro, adesso anche l’università si sono messe a fare da intermediario di mano d’opera. Caso emblematico di una donna, separata, con due bambini, che forniva servizi per una società di ricerca, a partita IVA, è stata messa sul lastrico, non gli hanno dato più lavoro perché la società aveva fatto una convenzione con l’università che gli forniva degli studenti gratuitamente, in grado di fare lo stesso lavoro della donna.

Ci troviamo in una situazione del mercato del lavoro molto fragile, molto debole che crea fortissime preoccupazioni, ma soprattutto si diffonde una pericolosa mentalità, il lavoro schiavizzato. Questa questione del lavoro gratuito, come si diceva, è in una fase di espansione enorme, della quale i giovani accettano come una cosa naturale, con i sindacati che ignorano completamente questo problema non affrontando in modo esaustivo questa tecnica schiavistica del mercato del lavoro. Capisco che le aziende possano servirsi, per un certo periodo, di tirocini gratuiti, però questo periodo non può essere esteso per un anno, un anno e mezzo non mantenendo la promessa di inserire la persona all'interno della macchina dell’azienda, ma sostanzialmente buttarla fuori ed assumerne un altra sempre gratuitamente. Su questo tipo di andazzo si dovrebbe alzare delle barricate, o per lo meno essere frenato, ci sono dei limiti essenzialmente.

Un altro dei problemi grossi che hanno i giovani che si trovano con la laurea in mano ad affrontare il mercato del lavoro, come è risaputo, molti di questi fanno dei lavoretti, ma oggi la morale dei pagamenti è molto cambiata rispetto ad alcuni decenni fa, ossia il pagamento delle prestazioni di lavoro che i ragazzi svolgono non vengono pagate, in moltissimi casi, infatti, in questi lavoretti non esiste un contratto, ma solo un accordo verbale, questo vale anche per i professionisti affermati. Quindi anche questo mercato del lavoro nelle quali le figure dei lavoratori professionali, che stanno crescendo, ed ovvio che stanno crescendo perché quando una persona si è laureata ed incomincia a sparpagliare i suoi curriculum e dopo un anno o due anni ancora non ha trovato qualcosa di soddisfacente, è chiaro che si prova la strada del lavoro professionale autonomo. Se si guardano le statistiche laddove una volta il lavoro professionale autonomo era limitato ad un numero abbastanza ristretto, oggi ci sono almeno un milione e mezzo di persone in Italia che appartengono a professioni, da specificare, non iscritte a nessun ordine. 

Che cosa succede a questo punto, credo che ciascuno di noi conosca dei giovani architetti, dei giovani medici, dei giovani ingegneri che incominciano ad entrare nella professione se la passino molto bene. Succede di fatto che questi giovani laureati lavorano per anni facendo praticantato nei studi di avvocatura ecc, tenendoli sempre sulla corda, ed in molti casi non riuscendo nemmeno a pagare i contributi per le casse private. Anche questo mondo delle libere professioni sia avvia a soffrire, si avvia ad avere uno strato di professionisti stabilizzati, che guadagnano bene ed uno strato di professionisti che non riescono ad uscire da questa situazione.

Come si può osservare all'interno del lavoro operaio oggi, dove si riproduce di nuovo una circostanza di dualismo intorno alla quale una situazione di generazione operaia è cresciuta negli anni in cui la garanzia del posto di lavoro, comprensiva ad una serie di altre garanzie erano un dato di fatto, si pensi al grande salto del sistema pensionistico, da un sistema retributivo ad un sistema contributivo. Si passa da una situazione ad una situazione dove si riscontra una crescente precarizzazione, questo è tipico dell’Italia o è proprio di altri paesi? La Germania è un paese che malgrado la crisi continua ad andare bene, ha un PIL che cresce costantemente, ha un occupazione discreta, un tasso di disoccupazione accettabile, ha soprattutto una forza sul mercato mondiale che le consente di essere il secondo esportatore mondiale dopo la Cina. 

Questo è stato possibile perché il capitale tedesco ha fatto il suo dovere, che non ha fatto il grande capitale italiano, ad esempio il capitale tedesco ha investito in tecnologie anche durante la crisi, in particolar modo l’industria dell’auto, oggi la Germania esporta le sue auto in tutto il mondo. Paragoniamo questa narrazione tedesca con la storia della FIAT. In una trasmissione televisiva, se non ricordo male Piazza Pulita, c’èra un giornalista del Corriere della Sera, persona stimabilissima, Massimo Mucchetti che parlava del fatto che Marchionne sia uscito dalla Confindustria relazionandosi con gli altri ospiti. La discussione era pro e contro la decisione della Fiat, Mucchetti alza la mano e dice: “Voglio dire una cosa, primo il signor Marchionne non ha presentato ancora un piano industriale, non un piano industriale credibile, un piano industriale. Secondo gli azionisti FIAT non tirano fuori un solo Euro da almeno 10 anni. Terzo il centro ricerche FIAT ha fatto delle innovazioni straordinarie come il common rail, questi signori invece di investire e sviluppare queste innovazioni, battendo la concorrenza, se le sono vendute per un tozzo di pane. Quarto, i titoli azionari FIAT sono titoli di fatto spazzatura. Quinto se la FIAT dovesse consolidare il suo ingresso nella Chrysler, dovrebbe tirarsi in pancia un buco di 4 miliardi di Dollari del fondo pensioni”

Esaminando questa storia e l’idea che questo signor Marchionne venga ancora a dire che è colpa degli operai, quando loro per primi non hanno fatto il loro dovere e l’unica cosa che sa fare la FIAT mettere le mani nelle tasche dei contribuenti per poi tagliare la corda, uno dei grandi scandali del paese Italia. Questo Paese va avanti perché ci sono le piccole e medie industrie dove la gente si ammazza di lavoro per andare avanti, compreso il titolare. Queste grandi aziende che succhiano una serie incredibile di risorse allo Stato, veramente hanno creato il declino di questo Paese, e il motivo è che non hanno semplicemente investito. 

Questa è la grande differenza tra l’Italia e la Germania in molti settori, come ad esempio come noi abbiamo distrutto la chimica. L’Italia negli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 era leader in certi settori della chimica, grandi società come l’Olivetti sono diventate società di telefonini. La storia dell’industria italiana in questi ultimi anni è una storia veramente di vergogna. Allora in Germania è una narrazione di paradiso? Non è vero, la Germania nel 2002, quando c’era al governo Gerhard Schröder, il cancelliere affermava chiaramente che la Germania non era in grado di competere a livello mondiale con il suo costo del lavoro, ergo noi facciamo un secondo mercato del lavoro. Se la Germania fino adesso aveva degli operai che venivano pagati 15/20 € l’ora, dobbiamo arrivare al punto, come oggi sono arrivati, un segmento degli operai vengono pagati 3 € l’ora. Infatti se voi andate all’interno delle fabbriche delle automobili troverete più o meno un 50% della forza lavoro che appartiene a questo settore non garantito e flessibile di fronte alla componente tradizionale che è una componente di sicurezza sociale molto elevata. Perché i tedeschi sono riusciti a gestire questa cosa e noi non siamo riusciti a gestire? Perché loro possono gestire la flessibilità e noi non siamo stati capaci? Ma è ovvio, perché i tedeschi accanto a questo secondo mercato del lavoro hanno tutto una serie di ammortizzatori sociali mediante i quali lo Stato reintegra una parte di questi bassissimi salari e li rende, non dei buoni salari, minimamente tollerabili. Quello che è incredibile nel nostro sistema è che noi abbiamo flessibilizzato e precarizzato il lavoro senza avere un minimo ammortizzatore sociale. Quindi noi abbiamo ammortizzatori sociali della cassa integrazione, per un certo tipo di forza lavoro, ma per questo tipo di forza lavoro non c’è nessun straccio di ammortizzatore sociale, nessun straccio di disoccupazione compreso il jobs act. 

E’ chiaro che la flessibilità del lavoro ad un certo punto è quasi inevitabile per reggere la competizione internazionale, ma è socialmente insostenibile se accanto a questa flessibilità non interviene lo Stato con una serie di ammortizzatori, è assolutamente insostenibile. Oggi tutto il peso ricade sulle famiglie, il welfare italiano sono le famiglie, con una situazione ormai arrivata quasi ad un punto di criticità, non sapendo quando potrà andare avanti. In comune fra i Paesi tra cui la Francia, la Germania e così via, quasi certamente scoppierà una bolla che manifesterà i suoi effetti devastanti. Una bolla di coloro che vanno in pensione con il sistema contributivo, ma al tempo stesso hanno avuto una vita lavorativa irregolare, quindi non avendo potuto pagare i contributi regolarmente scoppierà (fra 20/30 anni) una bolla di povertà, una bolla di generazioni che entreranno nel mondo del sistema pensionistico che avranno delle pensioni da fame.

Sommando le nuove discipline di lavoro, rispettivamente precariato e flessibilità, alle proiezioni dell’età media dei 35/50 anni qualcuno incomincerà a pensare quando andrà in pensione, e continuando a pensare che lavorino sempre e versando i contributi che oggi versano andranno in pensione con 600/700 € al mese. Quindi ci si prepara ad una situazione del futuro dell’Europa piuttosto critica, non sapendo bene cosa potrà succedere con gli Stati non essendo in grado di finanziare questa bolla di povertà in maniera diversa. Come può essere interrotta questo stato di cose? E’ chiaro chi ha delle formule salvifiche racconta delle grandi balle, la cosa di cui oggi, purtroppo, assistiamo è che non esistono ne delle formule di gestione della crisi applicabili a livello economico e pubblico.



Nelle teorie economiche negli ultimi 100 anni c’è ne stata, forse, solo una che esplicitamente ha detto che tale teoria è quella di superamento della crisi, cioè la teoria keynesiana. Ora nella teoria keynesiana tre erano gli assi fondamentali. Per uscire occorre adottare degli strumenti di carattere fiscale, di carattere monetario in modo da far riprendere l’occupazione. Mentre il carattere fiscale può essere applicato da uno Stato, la tragedia oggi è che lo strumento di carattere monetario è difficilmente applicabile, nel senso che gli Stati non sono più in grado di gestire la massa monetaria. Le motivazioni sono che ci sono potenze al di sopra di qualunque controllo, un po' le agenzie di rating, un po' le speculazioni internazionali che sono più forti di qualunque banca centrale, compresa la BCE. Quindi se oggi la BCE decide di rifinanziare le banche, di rimettere liquidità nel sistema, basta di nuovo che un agenzia di rating declassi l’affidabilità di un Paese si creerà di nuovo uno squilibrio dietro il quale la BCE sarà costretta a rincorrere. Quello di cui si assiste oggi, il dramma di oggi, gli Stati hanno perduto Sovranità. Non è che hanno perduto Sovranità rispetto ad un ente superiore, hanno perduto Sovranità tutte le istituzioni di regolazione economiche e finanziarie. Gli anni precedenti se ne è potuto vedere chiaramente gli effetti, sia la Federal Reserve che la BCE sono comunque condizionate dalla speculazione internazionale, questo è l’origine di questo sistema marcio che nella strumentazione tecnica in mano al sistema capitalistico, oggi qualora l’ha volessero applicare non è detto che siano in grado di applicarla. Non è detto che gli Stati europei decidono di puntare di nuovo sullo sviluppo e non facciano sempre la politica dei tagli e il risanamento del bilancio. C’è da dire che se si fa solo quello siamo perduti, se noi continuiamo a tagliare e basta non abbiamo nessuno strumento per rilanciare l’economia, è chiaro che siamo perduti. Contrariamente in moltissimi casi gli Stati fanno esattamente questo, tagliare. Per dare un aiuto concreto alle figure deboli del mercato del lavoro, non sono la maggioranza, ma stanno diventando la maggioranza, è quello di riprendere tutta la storia del mutualismo operaio dElla fine dell’800 in poi. Questa è una situazione tipica in cui bisogna ritornare nelle forme nelle quali il mutualismo rappresenta di nuovo un elemento di solidarietà. Su questo fronte di un mercato del lavoro che diventa sempre più intermittente occorre costruire un nuovo welfare, però, purtroppo di passi evidenti in avanti non si vedono. Alla fine se ci sono riusciti degli operai semianalfabeti dell’800 sono riusciti a costruire una società solidale creando case del popolo, hanno creato istituzioni, hanno creato cooperative di consumo, hanno creato tutto questo movimento, è impensabile che oggi non siamo capaci di farlo con delle persone che hanno delle esperienze di specializzazione superiore ha quello che avevano gli operai di un tempo.

mercoledì 2 dicembre 2015

Lì sotto potrebbe esserci di tutto

Ci sono storie di cui non si parla, ma non per questo sono storie risolte.











4/11/2015 i scavi sono andati avanti per tutta la giornata, nel terreno i bidoni, ormai a pezzi, hanno rilasciato oli minerali, idrocarburi, catrame ed altri rifiuti tossici, fino ad ora sono stati trovati fusti pieni di materiale tossico. 

Siamo in un area alla periferia di Ercolano alle falde del Vesuvio, in provincia di Napoli, questi rifiuti sono stati sepolti qui molti anni fa. Il terreno è contaminato, dove i bidoni si sono rotti ed i veleni li trovi subito, basta scavare soltanto un poco. Il terreno è stato usato come discarica illegale di rifiuti tossici per almeno 20 anni: lì sotto potrebbe esserci di tutto. 


Scorre il tempo (prima parte)


Una zona della regione Campania ribattezzata la TERRA DEI FUOCHI, una zona che necessità il prima possibile di una bonifica totale e non con finanziamenti di propaganda governative come ha asserito il presidente del consiglio a Bagnoli lo scorso 13 novembre "Abbiamo approvato il decreto a partire da 50 milioni, pronti dal 2015, per l'area di Bagnoli dopo 21 anni di indolenze e ritardi", spiega il premier, che entra nel dettaglio. "L'obiettivo è bonificare del tutto l'area di Bagnoli da qui ai prossimi 24 mesi.


Scorre il tempo (seconda parte)

È un'operazione che si può fare». Ossia «chiudere il pacchetto bonifiche e poi lanciare un progetto strategico simile all'Expo». Il premier annuncia anche che "affida alla Regione Campania 150 milioni per eliminare, con il sostegno di Anac in modo serio e rigoroso la piaga delle ecoballe", aggiungendo che il decreto prevede 150 milioni per il piano sul dopo-Expo. Renzi precisa che "150 milioni per la Terra dei Fuochi fanno il paio con i 150 del 2016 e a questi si sommano i 150 del 2017, già stanziati con la legge di Stabilità". Stanziamenti per "eliminare in modo molto serio e rigoroso la piaga delle ecoballe in particolare in una parte del territorio in provincia di Napoli."

Scorre il tempo (terza parte)



Scorre il tempo (quarta parte)


Scorre il tempo (quinta parte)




OCCORRE BONIFICARE TUTTO, MAGGIORMENTE I RESPONSABILI.


Trovati rifiuti anche ad una profondità superiore ai 9 metri e sono trascorsi più di 4 mesi da quando a Calvi Risolta in provincia di Caserta, in un area dismessa dalla Pozzi e Ginori, sono emersi rifiuti pericolosi di origine industriale. Si tratta, probabilmente, della discarica sotterranea più grande di Europa, da come affermano i tecnici del Corpo Forestale dello Stato. Un estensione quasi di 25 ettari, un volume di 2 milioni di metri cubi di rifiuti. Le analisi compiuti dalla seconda università di Napoli, su campioni prelevati , hanno mostrato la presenza di rifiuti speciali pericolosi: zinco, piombo, idrocarburi. Alcuni campioni contengono cromo, clorometano di rilevante e grave pericolosità. 


Dopo appena 4 mesi, in molti, sembrano aver dimenticato la bomba ecologica di Calvi Risolta. 

Poco si parla della discarica conosciuta per lo smaltimento di migliaia e migliaia di rifiuti tossici ed industriali nella grande area di Giuliano. 220 ettari in cui esistono parecchie discariche che hanno connotato il traffico illecito dei rifiuti della possibile contaminazione di matrice ambientali. La discarica di Resi è stata bloccata un anno fa per paventata contaminazione di Mafia Capitale, in corso in questi mesi nel Consiglio di Stato.

Non dimentichiamo che il rischio di disastro ambientale vero è quello del percolamento di questi rifiuti interrati verso la falda acquifera, quindi di estrema urgenza partire con i lavori di messa in sicurezza. Invece quello che è in atto, dai pochi dati che si hanno, anche l'aria che parte da queste aree non è per nulla salubre per le popolazioni nelle vicinanze. La gran parte delle aree a rischio, per fortuna, sono state individuate, se dunque serve un azione a tutela degli agricoltori e dei prodotti agricoli di eccellenza che ristabilisca la verità sulla natura e la dimensione dei danni subiti da anni di incapace gestione del ciclo dei rifiuti e di mancata tutela del territorio, che cancelli l'idea di una regione tutta inquinata e disseminata di scorie, è anche vero dove questo è accaduto non si può ne dimenticare ne minimizzare.



Le bonifiche in queste aree inquinate inizieranno, e quanti soldi sono stati stanziati in Campania? Da quello che risulta al momento i soldi stanziati per la bonifica sono di 450 milioni di euro, a questo però non fa nessuno riscontro all'avvio di nessuna bonifica come dice Michele Buonomo responsabile Legambiente campania, una nota dolente che per le bonifiche siamo ancora all'anno zero. Buonomo prosegue "Dove si è iniziato ci sono anche difficoltà di tipo giudiziario, per cui occorre concentrare fortemente il campo dell'attenzione". 

Una multa forfettaria di 20 milioni di euro per non aver posto rimedio alla disastrosa gestione dei rifiuti in Campania ed aver violato le norme europee. Italia condannata ancora una volta e il conto diventa sempre più salato, economicamente un bagno di sangue, per quei 6 milioni di ecoballe. Cumuli di rifiuti pressati teoricamente per lo smaltimento degli inceneritori, lasciati a marcire all'aperto inquinando il territorio campano come è accaduto a Taverna del Re, vicino a Giuliano, ed in tanti altri posti. Saranno sufficienti quei 450 milioni di euro stanziati dal governo? 

Il problema dei rifiuti in Campania non è legato solo all'ecoballe, ci sono anche i roghi ed i sversamenti illegali di liquidi di laboratorio, come quelli dell'ospedale di Aversa, individuati dai carabinieri, per non parlare poi dei rifiuti nascosti da diverse industrie del nord Italia. La giunta De Luca pensa all'ecoballe, ma non solo, "NO inceneritori, NO nuove discariche, 450 milioni di euro per lo smaltimento dei rifiuti. Per 20 anni l'ecoballe si sono accumulate nel nostro territorio, l'intenzione è che a partire dai prossimi mesi e necessario invertire il processo radicale dello smaltimento" come ha affermato Emilio di Marzio, portavoce presidente della regione Campania. 

Il M5S chiede chiarezza per come saranno spesi quei soldi. Salvatore Micillo - parlamentare 5S - "La prima cosa che abbiamo sentito da De Luca è che non vuole gli inceneritori su queste terre, noi speriamo vivamente che non ci siano nuove costruzioni di inceneritori, però ci deve spiegare cosa farà di questi soldi. Ovvero la bonifica interessa solo la Taverna del Re, quindi solo una piccola parte della Terra dei Fuochi, o inizierà una propria e vera bonifica quella che manca fino a questo momento. Noi vorremmo sapere quell'ecoballe che fine faranno" 

E' del tutto evidente che la questione si allarga alle varie emergenze rifiuti che si sono susseguite per decenni in Campania, i soldi sono arrivati come verranno impiegati? Li vogliamo impiegare per l'ecoballe, li vogliamo impiegare per progettare uno nuovo tipo di smaltimento o saranno soldi smaltiti su vari canali di corruzione coadiuvati da inefficienze amministrative e burocratiche. 

Sicuramente 450 milioni di euro è un punto di partenza, ma sicuramente importante, in questa fase, è proprio l'opinione pubblica vigili sulla reale attuazione delle bonifiche, altrimenti si rischia di perdere un altra occasione.

Occorre anche che la vigilanza dei cittadini anche attraverso i social network, delle denunce che arrivano su Facebook, siano raccolte dall'amministrazioni locali, le quali descrivono una situazione che è ancora in piedi, ci sono ancora fuochi dove continuano a bruciare nelle piazzole delle strade provinciali che unisce Napoli a Caserta.  
Secondo Legambiente i roghi si sono dimezzati negli ultimi anni, ma rimangono comunque troppi ed insopportabili. 

Occorre quindi lavorare sulla radice di questo male, in quanto i roghi non sono alimentati da rifiuti domestici ed urbani,  sono roghi di rifiuti speciali industriali. Evidentemente in Campania si continua a produrre in maniera illegale, fuori da ogni controllo. La Terra dei Fuochi continua a bruciare, non saranno i più 6.000 roghi che in un anno e mezzo, dal gennaio 2012 ad agosto del 2013 che avvelenarono l'aria sul confine tra le provincie di Napoli e Caserta ed altre zone nella provincia di Napoli, in particolare a ridosso del Vesuvio, ma gli incendi  segnalati dal comitato della terra dei fuochi, rimangono una bomba ambientale con effetti negativi sulla salute. Una situazione di drammaticità. 












lunedì 9 novembre 2015

Chi sono i veri disabili? (civiltà di un Paese)




Com'è l'Italia vista dalle cartine dei disabili prigionieri in casa per mancanza di sostegni, com'è l Italia vista con gli occhi dei bambini autistici o con quelli dei malati di SLA, com'è l'Italia vista da tutte quelle persone abbandonate da un Paese, anzi dalla speranza che finalmente un Paese si prenda cura di loro.
Sono stanchi delle promesse della politica, di fronte a Montecitorio, disabili per l'ennesima volta in piazza chiedono risposte certe. La tutela dell'autosufficienza non esiste più, e gli ultimi governi da Berlusconi passando per Monti ed infine nemmeno con Renzi la svolta è arrivata. 
E' stata questa l'ennesima delusione anche se i genitori dei disabili avevano tante speranze. Anni di un Italia che sembra abbia perso la funzione della solidarietà, perfino sul futuro della scuola dove le ore di sostegno sono sempre troppo poche. La civiltà di un Paese si vede proprio dal modo con cui si trattano queste fasce sociali più indifese, dietro ad ogni bambino, ad ogni disabile, ad ogni malato c'è una famiglia.
Allora ci si chiede se l'insufficienza di fondi per i disabili e un intollerabile sopruso verso i più deboli, o dalle tante rinunce imposte dalla crisi finanziaria, oppure una conseguenza di una gestione non sempre oculata degli aiuti? La risposta è la caccia alle streghe e si preferisce punire tutti per colpa di pochi falsi invalidi. La verità è che i fondi per le disabilità gravi o meno gravi non dovrebbero mai essere insufficienti sia per le persone curate in famiglia che per le persone soggette a gravi handicap che vengono curati in istituti, perché una nazione moderna e democratica dovrebbe avere tra le sue priorità la tutela delle persone più deboli e tra queste i disabili sono coloro che necessitano di maggiore attenzione non possono sempre essere le famiglie a doversi far carico dei loro cari più bisognosi.

Un ulteriore saccheggio


Che cosa è successo ai fondi che in questi anni avrebbero dovuto sostenere i disabili? E' successo che ancora una volta l'Italia è inadempiente rispetto alle stesse leggi che si da. Il nostro Paese ha anche adottato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Ha una legislazione molto ricca che alcuni Paesi ci invidiano, come ad esempio la legge 104 e le sue modifiche, c'è ne una in particolare che riguarda la vita indipendente delle persone. Sostanzialmente questo paese tra i più industrializzati in Europa, dopo la Germania, si permette il lusso di spendere molto meno degli altri Paesi europei, sia sulle politiche per la disabilità che sulle politiche sociali.

Seguendo un dato Eurostat nel 2009 afferma che la spesa pro capite in Italia è di 438 euro, mentre nel resto d'Europa di 531. Il 12 luglio a Bologna c'è stata la conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità in cui si sono riempiti documenti, ma il governo è sordo, il taglio secco al fondo per le politiche sociali è sostanziale. 

Ammesso che si riesca ad accedere a questi fondi c'è sempre una burocrazia complicatissima da affrontare, anche perché, siamo tornati indietro facendo coincidere la disabilità con la malattia; non è così. La disabilità è una condizione umana che nasce da un deficit fisico, sensoriale o intellettivo, ma poi c'è tutta la vita da vivere. La parte medico sanitaria è garantita per fortuna in questo Paese ad un ottimo livello,  è tutto il resto che non funziona cioè la parte sociale, quella che dovrebbe partire dalla persona e costruire attorno alla persona un progetto di vita.


Purtroppo le burocrazie, al di là dei fondi, si sono come dire incartapecorite, ingessate, sono indietro di vent'anni, non hanno capito niente della convenzione ONU, lo dico con grande amarezza, ma è così, e continuano a sommergere di pratiche controlli fasulli, perché in realtà poi chi vuole evadere il fisco nel nostro Paese lo sappiamo, l'ho fa, quindi oltre alla campagna sui falsi invalidi, stiamo assistendo alla lotta ai finti poveri, con il risultato che poi ci vanno di mezzo le famiglie dove la disabilità esiste ed è reale, vera e non si sa più dove sbattere la testa, per queste persone c'è il diritto di vivere, non certo una vita da subire.


Tutto ciò che era bello sta diventando squallido


E' un'affermazione molto forte quella di un padre che spera che la propria figlia muoia prima di lui,  perché così almeno sta tranquillo. Se non c'è la famiglia che cosa accade visto che è rimasta l'unico sostegno a quanto pare delle persone disabili.? La cosa assurda è che la famiglia dovrebbe essere davvero il luogo delle competenze e dell'aiuto, durante la vita alla persona con disabilità, perché possa avere tutto ciò di cui ha bisogno per vivere al meglio, e invece è diventata il parafulmine, cioè tutto ciò che non va si scarica sulla famiglia, impedendo di fatto a molte persone con disabilità di farsi una propria famiglia, costruire un futuro che non sia solo sulle spalle dei genitori. E' una situazione che può essere risolta, può essere modificata soltanto con un grande sforzo complessivo di sistema non soltanto basato su interventi a pioggia o con piccoli finanziamenti, è proprio un modo di rivedere le politiche sociali mettendo in condizione anche le istituzioni, come la croce rossa piuttosto che gli altri enti di Welfare, di svolgere il loro lavoro accanto alle persone senza essere di volta in volta sballottati come è evidente nel video nel caso di Maria. 

Se cominciano ad avere difficoltà anche le strutture così solide i problemi si complicano in modo esponenziale per le famiglie, le quali  andrebbero supportate, invece a fronte di una quantità enorme di verifiche e controlli, si cerca con la scusa dei falsi invalidi un motivo pretestuoso per creare ostacoli, piuttosto che aiutare le famiglie. C'è anche la negazione di livelli essenziali di assistenza con strutture di indennità lacunose. Uno degli elementi fondamentali nei livelli essenziali è il nomenclatore tariffario, è completamente assurdo immaginare che un paese civile attui con un nomenclatore tariffario dell'anno 1999 per nulla aggiornato, ad esempio le persone sorde che oggi utilizzano apparecchiature acustici digitali, nel nomenclatore non hanno questo tipo di prodotto, per il semplice motivo che 1999 non c'era. Oggi viceversa, quando si va ad acquistare un apparecchio acustico non si trova l'analogico che stava nel nomenclatore del 1999, quindi le regioni, lo stato dovrebbero quantomeno svegliarsi ed adeguarsi.

Un'intollerabile sopruso verso i più deboli per insufficienza di fondi per i disabili che dipende soprattutto da una conseguenza di gestione non sempre oculata degli aiuti ed imposta dalle tante rinunce in tempi di crisi. 

Maria: "Forza ragazzi tenete duro"


Tempi di crisi che sfociano nell'imperdonabile follia.




martedì 6 ottobre 2015

Mazzini e l' Europa

Giuseppe Mazzini, protagonista del Risorgimento Italiano. Personaggio affascinante e carismatico precursore di molte idee progressiste per l'epoca dagli ideali fortemente repubblicani, noto anche per la sua idea di creare un unione tra i popoli europei. Dopo la GIOVINE ITALIA, il progetto mazziniano si fece ancora più ambizioso. A Berna, dopo l'esilio, diede vita alla GIOVINE EUROPA, un'organizzazione transnazionale che nel suo programma che avrebbe dovuto poggiare sulla giovine Italia, guida per i popoli greco/latini, la giovine Germania, che avrebbe tutelato e guidato i popoli germanici e la giovine Polonia per le popolazioni slave. La giovine Europa aveva sede in Svizzera (Berna), successivamente si aggiunsero la giovine Francia, la giovine Spagna e la giovine Svizzera. L'associazione politica si sciolse nel 1836, due anni dopo la sua fondazione e Mazzini fu bandito dalla Svizzera.

Mazzini precursore dell’Europa di oggi? 
Si può considerare Mazzini un precursore del processo di unificazione europea di oggi? A questa domanda hanno risposto alcuni studiosi del pensatore genovese, non molti in verità, e nei paragrafi successivi esporrò in modo particolareggiato le riflessioni di alcuni di loro; pur con alcune differenze mi sembra che abbiano concluso che Mazzini non può essere definito un propugnatore della costruzione di uno Stato Federale Europeo, ciononostante deve essere considerato tra i precursori dell’unità europea perché nel suo pensiero si trovano tutti gli elementi che stanno alla base dell’idea e delle ragioni che conducono alla costruzione dell’Europa. Da parte mia mi sembra opportuno aggiungere alcune brevi riflessioni sul parallelismo che vedo tra Mazzini e coloro che oggi si battono per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa: i federalisti europei. Innanzi tutto occorre dire che esiste una analogia tra il processo di costruzione dell’unità italiana e quello dell’unità europea, mettendo in luce che solo Mazzini ed i suoi seguaci, che costituivano una minoranza tra coloro che propugnavano l’unificazione italiana, erano gli unici ad aver capito che l’unità non si poteva avere se si continuava a difendere l’esistenza e la sovranità degli staterelli italiani; questo era invece il pensiero del partito dei moderati, come il Gioberti che si illudeva di poter costruire una Confederazione italiana che lasciasse sostanzialmente la sovranità di questi immutata. L’unità d’Italia, come sappiamo, avvenne poi attraverso un processo diverso da quello propugnato da Mazzini, ma la sua critica all’idea confederale rimase fondamentale, come vedremo anche più avanti. Anche i federalisti europei di oggi, da Altiero Spinelli in poi, anch’essi una minoranza, sanno che per costruire l’unità europea occorre abbattere il falso mito dell’assoluta sovranità degli Stati nazionali. Senza questo fondamentale passaggio si possono, è vero, raggiungere anche livelli avanzati di integrazione come l’Unione Europea di oggi già dimostra, ma si tratta di un’unità precaria, sempre soggetta a ripensamenti ed opportunismi singoli, e comunque incapace di guidare efficacemente i paesi europei nei momenti di difficoltà. Ne è un esempio il comportamento dei paesi dell’Unione in questo periodo di crisi economica: invece di unire le proprie risorse per far fronte alla crisi ed alle nuove esigenze della globalizzazione, si illudono di mirare al risanamento delle proprie economie e delle proprie società nell’ambito dei rispettivi confini nazionali. C’è un secondo elemento da sottolineare nel parallelismo tra Mazzini ed i federalisti europei di oggi ed è quello della democrazia e della pace nel mondo. Mazzini concepiva l’unità italiana - e con essa anche l’unità di altre Nazioni europee allora non indipendenti - come indispensabile ma pur sempre un mezzo.

Lo scopo finale era la democrazia e la pace di tutta l’Umanità. Questo aspetto del pensiero di Mazzini è stato molto dimenticato dalla cultura “nazionalista” successiva, specie quella fascista, ma è il punto centrale della sua filosofia: non si può capire Mazzini se ci si limita a vederlo solo come un campione dell’unità italiana. È stato invece un campione dell’unità del genere umano, e questo spiega perché abbia avuto seguaci ed estimatori, ancor oggi, in tutto il mondo. È questo il legame con i federalisti di oggi che si battono per gli Stati Uniti d’Europa come primo passo per la federazione mondiale. L’errore che si può imputare a Mazzini
fu di credere che non fossero necessarie istituzioni sovranazionali ma bastasse costruire singole Nazioni democratiche perché ci fosse equilibrio e pace tra i popoli; ma questo è un errore che hanno commesso anche altri pensatori di tutte le correnti politiche, dai liberali ai socialisti, che non hanno compreso che il “nazionalismo” avrebbe poi soffocato i valori di cui erano portatori, a scapito sia della democrazia interna ai singoli stati, sia soprattutto della pace. Gli insegnamenti di Kant “Non ci sarà la pace senza un governo mondiale” sono stati facilmente dimenticati e sono stati ripresi, solo dopo la triste esperienza delle due guerre mondiali, dai federalisti del ‘900 come ad esempio Luigi Einaudi, Altiero Spinelli, i federalisti inglesi di Federal Union e Mario Albertini.
Mazzini e l’Europa: le argomentazioni degli studiosi
Gli studiosi di Mazzini sono numerosi ed alcuni di essi hanno dedicato le loro riflessioni proprio al rapporto tra Mazzini e l’Europa. Ho scelto di esaminare tre autori: Bianca Montale, Giuseppe Tramarollo e Andrea Chiti-Batelli, non solo per l’importanza delle loro riflessioni, ma anche perché tengono ampiamente conto dei lavori degli altri studiosi mazziniani. Bianca Montale ha diretto l’Istituto mazziniano di Genova ed è stata professore ordinario di Storia del Risorgimento presso le Università di Parma e di Genova. Giuseppe Tramarollo è stato Presidente nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana. Ha pubblicato numerosi scritti
relativi all’europeismo di Mazzini. Andrea Chiti-Batelli rappresenta il punto di vista di un intellettuale federalista. Uomo di vasta cultura è autore di numerose pubblicazioni.

Dal saggio “Mazzini e l’idea di Europa” di Bianca Montale.
 Innanzi tutto l’autrice sottolinea giustamente la concezione culturale che sta alla base della proposta politica di Mazzini che “non parla di cultura nazionale, ma europea”. Mazzini conosceva bene molti autori francesi (Voltaire, Rousseau, Condorcet), inglesi (Shakespeare, Byron, Shelley, l’economista Bentam) e tedeschi (Shiller, Schlegel, Goethe). Ne derivava una concezione culturale che gli consentiva di affermare che esisteva una unità morale dell’Europa, concezione che sta alla base della sua proposta politica sovranazionale.

Non riteneva infatti che fosse solo un problema di unità culturale, ma pensava che occorresse agire politicamente per ricercare un’organizzazione nuova che si rivolgesse all’Europa, alla quale l’Italia potesse dare un segnale: “il problema italiano non è isolato da un contesto più vasto a cui è strettamente legato: è un problema europeo”. L’unità italiana, così come l’unità della Polonia e della Germania, non era vista da Mazzini come un obiettivo a sé stante, ma come una tappa di un processo unitario universale, basato non sulla preminenza di una singola nazione (allora molti pensavano alla Francia) ma sul contributo paritario di tutti. È sulla base di questo pensiero che Mazzini fonda la Giovane Europa nel 1834. Al di là di quelle che saranno le effettive realizzazioni, dice Bianca Montale, la Giovane Europa rappresenta il progetto di ordinamento federativo della democrazia europea sotto un’unica direzione, e citando uno scritto del 1835, l’Europa “rappresenterà, come ultimo risultato della nostra epoca, una federazione, una santa alleanza dei popoli…”. Bianca Montale aggiunge, molto opportunamente, che Mazzini aveva ben chiara la differenza tra
“federazione” e “confederazione”, distinzione che non era allora ben chiara né in Italia né in Europa (d’altronde per molti non lo è nemmeno oggi). Egli giudicava criticamente la “confederazione” che conobbe attraverso l’esperienza della Svizzera (fino al 1849 la Svizzera era una Confederazione, poi adottò una Costituzione Federale pur conservando, come ancora oggi, il precedente nome) in quanto lega di cantoni con poteri ed ordinamenti diversi; Mazzini contribuì anche alla modifica della Costituzione svizzera. Nella sua concezione della Federazione Mazzini vedeva invece la possibilità di creare un vero legame tra i paesi europei, almeno nei campi più importanti come la politica economica e la politica estera. E su questi temi che si sviluppa la sua critica ai propugnatori della Confederazione degli Stati italiani, come ad esempio il Gioberti.
Tuttavia, sostiene Bianca Montale, non c’è in Mazzini un chiaro progetto istituzionale europeo: la Giovane Europa come le successive organizzazioni da lui promosse sono soprattutto organismi di collegamento dei democratici europei. La sua priorità non è la Federazione europea ma l’Europa delle nazionalità: “paesi liberi, indipendenti ed animati da ideali comuni, per una missione che è di tutti, di progresso e di pace”. Bianca Montale concorda con autori come Luigi Salvatorelli e Chiti-Batelli (quest’ultimo verrà esaminato oltre)
dicendo che quello di Mazzini può essere definito come “europeismo”, non “federalismo europeo”, al massimo gli si può attribuire una concezione simile alla “Europa delle Patrie”. L’attualità di Mazzini, sottolinea infine l’autrice, consiste nella visione della stretta interdipendenza tra unificazione politica ed integrazione economica, con una federazione di Stati equilibrati economicamente dove la circolazione dei prodotti, della scienza, della tecnica “non diventino monopolio dei pochi, ma si spandano sulle moltitudini a beneficio dei più”.

Dal saggio “La Federazione europea nel pensiero di Mazzini” di Giuseppe Tramarollo
Nel chiedersi se Mazzini possa essere stato o meno un precursore degli odierni disegni di unificazione europea, Tramarollo individua tre fasi del pensiero mazziniano sull’Europa. Nella prima fase, che comprende il momento della fondazione della Giovane Europa (1834), Mazzini identifica l’Europa con l’Umanità; l’Europa non sarebbe che un primo momento dell’ordinamento dell’Umanità intera, quasi come recita uno slogan adottato dai federalisti europei e mondialisti di oggi: “Unire l’Europa per unire il mondo”. Tuttavia Mazzini parla di “affratellamento” e di “associazione” ma non precisa mai gli aspetti istituzionali del suo pensiero. Tramarollo ribadisce, come ha fatto anche Bianca Montale, che Mazzini conosceva bene gli aspetti istituzionali del federalismo e la sua profonda differenza dal confederalismo; innanzi tutto conosceva (cosa rara) gli scritti e le idee dei federalisti americani: Madison, Jay, Hamilton, autori del The Federalist, testo fondamentale scritto per la ratifica della Costituzione federale USA, contro la posizione dei confederalisti che sostenevano invece la sovranità delle ex-colonie; inoltre aveva preso parte attiva alle iniziative della “Jeune Suisse” per la trasformazione in senso federale della allora Confederazione svizzera, cosa che avverrà nel 1849.

E la distinzione tra federalismo e confederalismo gli è ben chiara quando parla dell’unità d’Italia; ancora nel 1848 critica il Gioberti ed altri che propongono una confederazione, una “dieta italiana”; dice Mazzini “una dieta significa al più convegno di mandatari di Stati” gli stessi Stati che dividono l’Italia. La seconda fase del pensiero Mazziniano sull’Europa è individuabile, secondo Tramarollo, a partire dal 1858, con la proposta di costruire un partito d’azione europeo e poi nel 1865 con lo statuto dell’Alleanza Repubblicana Universale che poneva, come condizione per l’affiliazione, l’accettazione programmatica degli Stati Uniti d’Europa. Si passa così, dice Tramarollo, da un generico umanitarismo a una più concreta indicazione europea. Con la formula della Santa Alleanza dei Popoli, Mazzini preconizza un’Europa formata da Stati equilibrati in estensione e popolazione, non più ostili fra loro come accade quando rappresentano interessi di casta e di dinastie, bensì nazioni sorelle perché legate dalla democrazia. Bisogna precisare che Mazzini credeva in un radicale rifacimento della Carta degli Stati d’Europa, basata su un’Europa dei popoli che subentrava a quella dei re, con Stati equilibrati tra loro, non più derivati dal Trattato di Vienna, ma con nuovi accorpamenti come: Spagna con Portogallo; una nazione scandinava comprendente Svezia, Norvegia e Danimarca; una nazione germanica; una confederazione delle Alpi comprendente la Svizzera, la Savoia ed il Tirolo; una confederazione slava; una Grecia comprendente la confederazione dei popoli che formavano l’impero turco in Europa; e naturalmente un’Italia dalle Alpi alla Sicilia. In sintesi si può dire che in questa seconda fase del pensiero di Mazzini vi sia una visione di totale rinnovamento del quadro europeo, reso possibile dall’emancipazione delle nazioni che, non più rivali, avrebbero liberamente costituito gli Stati Uniti repubblicani d’Europa, nel quadro di una futura alleanza universale il cui nucleo esisteva già negli stati Uniti d’America. Nella terza fase del pensiero di Mazzini assistiamo invece alla scomparsa di ogni accenno federale o confederale europeo. Si è ormai costituita l’unità dell’Italia, seppure sotto la forma monarchica, e
Mazzini si pone nell’ottica dei problemi che il nuovo Stato deve affrontare: alla ricerca di un equilibrio tra le varie nazionalità egli si chiede come garantire all’Italia, ed in genere agli Stati minori, una difesa dalle possibili usurpazioni delle maggiori potenze. Per esempio ritiene che sia d’interesse per l’Italia un’alleanza con la famiglia slava, comprendente i gruppi iugoslavo, boemo e polacco. Si propone quindi Mazzini in questa fase di assicurare un equilibrio democratico tra gli Stati più forti e le confederazioni di Stati minori, senza però proporre un’autorità superiore alle singole nazioni che garantisca questo equilibrio, come invece aveva fatto nella seconda fase. Purtroppo la Storia dimostrerà poi come questa Europa delle Nazioni abbia alla fine portato gli stessi problemi, anche aggravandoli, che avevano caratterizzato l’Europa delle dinastie.

Dal saggio “Giuseppe Mazzini” di Andrea Chiti-Batelli
La tesi sostenuta da Chiti-Batelli è sostanzialmente questa: Mazzini non fu un federalista europeo, ma fu un precursore dell’Europa. Non esiste infatti in Mazzini un pensiero “europeo, inteso come convinzione della necessità di una unità sovranazionale del continente, indispensabile per garantire un ordine democratico pacifico e stabile in Europa”. E ciò perché anche in Mazzini esisteva “l’illusione ell’omogeneità”, vale a dire la convinzione che sarebbe bastato che tutti gli Stati fossero democratici e repubblicani per garantire la concordia, la pace ed il progresso, senza bisogno quindi di creare strutture statuali sovraordinate. Si tratta della stessa illusione coltivata da altre correnti di pensiero, democratiche o liberali o socialiste: tutte ritenevano che bastasse avere forme di governo identiche tra i singoli Stati per assicurare automaticamente la concordia e la collaborazione. La Storia ha sempre dimostrato che ciò era illusorio: abbiamo assistito a guerre tra paesi di identica religione o di identico sistema politico, democratici contro democratici, liberali contro liberali, socialisti contro socialisti. Mazzini era invece convinto che fosse solo l’Europa dei principi ad essere bellicosa, mentre l’Europa dei popoli non lo sarebbe stata.
Mazzini non era un federalista, aggiunge Chiti-Batelli, anche perché non concepiva una limitazione della Nazione né verso il basso (federalismo interno) né verso l’alto (federalismo sovranazionale); non verso il basso perché era contrario alla “regionalizzazione” dell’Italia e non verso l’alto perché intendeva l’indipendenza delle varie nazioni europee come sovranità statale assoluta, condizione indispensabile per adempiere alla “missione” cui erano chiamate.
In questo quadro Mazzini pensa alla Giovane Europa non come destinata a promuovere l’unità del nostro continente, ma a favorire la creazione di regimi democratici e repubblicani in Italia ed in ogni paese. Secondo quindi Chiti-Batelli, Mazzini non può essere considerato come precursore del progetto di Federazione Europea, almeno in senso tecnico; al massimo si può dire che propugnasse uno “stato d’animo europeo”, non certo uno Stato continentale. Ciononostante, ed è importante questa osservazione di Chiti-Batelli, Mazzini ha lasciato germi fecondi che ne fanno un precursore dell’Europa e per questo  merita quindi di essere più conosciuto e studiato.
Infatti continua ad essere di attualità la concezione religiosa che egli aveva della “solidarietà tra i popoli”, per la difesa della democrazia e della giustizia, contro la conservazione e contro il culto della ragion di Stato ed il disprezzo dei diritti dell’individuo.
Questa concezione della solidarietà implica l’idea della obbligatorietà morale dell’intervento internazionale contro la pretesa della assoluta sovranità degli Stati. Ne discende che tale obbligatorietà si deve basare su un fondamento giuridico, grazie ad una Costituzione che riconosca un ordine statale sopra gli Stati: ciò vuol dire creare un nuovo diritto internazionale e creare un sistema federale. Il valore e la grandezza dell’insegnamento di Mazzini quindi non stanno tanto nella sua vaga concezione dell’Europa e nemmeno nell’azione europea della Giovane Europa, azione che non ha mai avuto del resto obiettivi sovranazionali. Sta invece, conclude Chiti-Batelli, nella sua convinzione che “la democrazia, la libertà, la difesa della dignità dell’uomo o sono solidali a livello europeo o sono destinati a perire”.
Dall’Europa dell’800 ad oggi
Dopo aver visto, attraverso l’esame di importanti studiosi, gli aspetti più significativi del pensiero di Mazzini sull’Europa, credo sia opportuna anche un’osservazione sui contemporanei di Mazzini. Occorre ricordare che l’Europa della prima parte dell’800 era quella uscita dal Congresso di Vienna, quella del “concerto europeo” che garantiva una forte stabilità tra gli Stati; il ricorso alla guerra aveva un carattere eccezionale.
Questa condizione di equilibrio sostanzialmente pacifico, osserva Mario Albertini, favoriva la convinzione che l’unità europea fosse sicuramente destinata a rafforzarsi e che anche la nascita dell’Europa delle Nazioni avrebbe inevitabilmente aumentato il liberismo internazionale e la collaborazione pacifica.
In questo contesto trovavano spazio anche gli interessi e gli ideali della Chiesa, per loro natura eminentemente sovranazionali, ed il Gioberti si fece promotore di questo pensiero. Era quindi diffusa tra gli intellettuali promotori dell’unità italiana, sia i moderati, sia i più rivoluzionari mazziniani, l’idea che l’Europa, pur articolata in Stati sovrani, avrebbe in qualche modo assicurato un sistema politico unitario, indipendentemente dalla creazione di istituzioni statuali sovranazionali. L’unico autore critico di questa posizione fu Carlo Cattaneo, che sapeva che senza istituzioni adeguate l’equilibrio tra gli Stati non avrebbe potuto essere garantito. “Avremo pace vera quando avremo gli Stati Uniti d’Europa” è la frase di Cattaneo che sintetizza la sua posizione federalista. Si può quindi affermare che in tutte le componenti del Risorgimento italiano fossero ben presenti gli ideali sovranazionali.
E gli ideali Mazzini, come abbiamo visto, erano sicuramente ideali sovranazionali, come compendia la sua frase “La Nazione è il mezzo, l’umanità è il fine”. Quando cambia questo modo di vedere le cose? Raggiunta l’unità italiana - anche se, come sappiamo, attraverso un processo che vide Mazzini emarginato – il nuovo Stato si trovò in un contesto europeo modificato, dove altri Stati operavano per un loro rafforzamento, anche militare, Germania e Francia in particolare: per l’Italia fu necessario seguirne l’esempio, farsi potenza tra le potenze.
Secondo Albertini è in questo momento che si passa da un diffuso sentimento sovranazionale europeo alla concezione “nazionalistica”, all’abbandono cioè dell’idea, specie mazziniana, della Nazione portatrice di valori di pace e di fratellanza: è la Nazione stessa che diventerà un valore a se stante, che soffocherà e sottometterà gli stessi valori democratici, liberali e socialisti. Fu così che non nacque l’Europa sognata da Mazzini, ma quella che portò all’esasperazione del nazionalismo e successivamente anche alla tragedia delle due guerre del ’900.
Non sempre la lezione della storia è sufficiente. Ancor oggi, ovunque nel mondo, domina l’idea della inviolabilità della sovranità nazionale e il ruolo dell’ONU viene frenato da questo falso mito, sempre più inadeguato di fronte alle esigenze di un mondo fortemente integrato: dalle tematiche ambientali, a quelle economiche, a quelle sociali, e soprattutto dalla necessità di evitare conflitti armati.
Analogamente in Europa, dove fortunatamente è in corso un processo di unificazione molto avanzato, unico esempio nella storia umana, la pretesa della sovranità nazionale viene purtroppo sempre invocata e costituisce un freno alla completa realizzazione della sua unità politica. Se ciò non cambierà, il mondo continuerà ad essere nella condizione di perenne anarchia internazionale e gli ideali che furono di uomini come Mazzini non riusciranno ad affermarsi.

Centro culturale "Il Tempietto" Genova